Non riesco a non pensarci…

La mente torna continuamente a quegli eventi. E’ passato del tempo, ci si è detti mille volte che è necessario cambiare pagina, non pensarci più, mettersi il cuore in pace; eppure la volontà non basta perché dentro agisce una sorta di costrizione che ripropone parole e immagini come se fosse uno spezzone di film inceppato. Perché avviene questo? Perchè l’emozione conseguente a uno shock inatteso è difficile da elaborare; è come se si creasse uno strappo nel tessuto mentale; di questa ferita è necessario prendersi cura.

Il corpo registra le emozioni legate a quel momento; e può riproporle sotto forma di malesseri sconnessi dagli eventi originari. A volte quei sintomi peggiorano nel tempo; oppure cambia l’area ‘colpita’. Così succedeva ad esempio a Claudio qualche giorno fa; se ne stava piegato in due sulla poltrona del mio studio a causa di una gastrite che non gli dava tregua; e poi come uno sfogo dice: “non ne posso più di essere tirato da una parte e dall’altra da queste due donne…e sentirmi incapace di scegliere”. Successivamente ricorda che quel ‘fuoco ‘nello stomaco lo aveva costretto a letto qualche anno fa e anche allora era nella situazione di dover affrontare una scelta, cioè una separazione (scegliere vuol dire chiudere delle possibilità, chiudere con il passato). E questo inconsciamente lo terrorizzava.

Costruire insieme un significato, leggere la rabbia e la paura come espressività del corpo, ha attenuato il senso di impotenza; Claudio si è reso conto che la logica e la razionalità da sole non lo aiutavano a comprendere angosce che erano inaccessibili alla consapevolezza.

Ma questo è possibile farlo quando non si è soli; quando le menti al lavoro sono due. Una accompagna, contiene e aiuta a dare senso; l’altra, così confortata, affronta la discesa negli ‘inferi’ emotivi e nei ricordi ripetitivi; fino a quando quei ricordi diventano inoffensivi e potranno essere archiviati, aprendo scenari insperati di libertà.